Nel cuore di questo affascinante scenario, “La Porta di Michael: Un Simbolo Divino di Speranza e Redenzione” emerge come un’opera d’arte unica e potente che annuncia la venuta del Messia degli Ebrei. Quest’opera magistrale, realizzata con audacia e ispirazione, rappresenta il fulcro di questa narrazione coinvolgente. Situata in un mondo di colori straordinari e suggestivi, la tela “Michael’s Gate” è una rappresentazione visiva di profonde profezie e speranze.
Il rosso vibrante della tela rappresenta la passione, la fede e l’attesa ardente del popolo ebraico per il Messia. È il colore dell’amore e dell’unione che abbracciano il futuro che si preannuncia. Ma, mentre l’arte esprime l’intensità di queste emozioni, il nero che la circonda è l’ombra che annuncia il conflitto imminente.
Il quadro “Michael’s Gate” si trasforma in un simbolo di annunciazione quando, nel contesto di questa narrazione, l’apparizione del Messia è preceduta da una guerra feroce tra palestinesi e israeliani. Questo conflitto si svolge sotto l’ombra di questa opera d’arte, rafforzando l’idea che la venuta del Messia è imminente, ma che il cammino verso la redenzione sarà attraverso la prova e la tribolazione.
La tela stessa sembra pulsare con una luce divina, raffigurando l’idea che il Messia porterà la luce della speranza e della redenzione in un mondo in tumulto. Questo simbolo visivo incarna l’essenza di questo racconto, offrendo agli spettatori una prospettiva straordinaria su un mondo ricco di significato e mistero.
Inoltre, nel mezzo di questa narrazione, si svela che una lotta furiosa è in corso per accaparrarsi il possesso di questa preziosa opera d’arte, rendendo il quadro non solo un simbolo di annunciazione, ma anche una fonte di contesa e desiderio ardente.
Uno tra i principali compiti del Messia sarà la ricostruzione del Bet Hamikdàsh a Gerusalemme. Si tratta del terzo Santuario che rimarrà edificato in eterno, secondo la profezia di Ezechiele (37, 26-28). “E stabilirà con loro un patto di pace, che sarà patto stabilito con loro per sempre, li collocherà nel loro paese, li accrescerà e metterà in mezzo a loro il mio Santuario per sempre. Il mio Santuario si eleverà sopra di loro, Io sarò il loro D-o ed essi saranno il mio popolo. E essendo il mio Santuario in messo a loro per sempre, le genti riconosceranno che sono Io che ho fatto di Israele il popolo santo.”
La ricostruzione del terzo Santuario dimostrerà che il Messia è “il Messia definitivo” e solo quando vedremo che tutto ciò si verificherà e sarà compiuto lo considereremo come il vero Redentore.
Chi Ricostruirà il Santuario?
Alcune fonti dicono che il Santuario scenderà dai cieli, poiché D-o stesso lo costruirà e l’edificio sarà eterno a differenza dei due che lo hanno preceduto. Rashi, nel commento a Talmud Sukkà 41a scrive che il terzo Bet Hamikdàsh scenderà dai cieli, poiché è scritto: “il Santuario, o Signore, che hanno preparato le tue mani” (Esodo 15, 17). In Vayiqrà Rabba (9, 7) e Bemidbar Rabbà (13, 2) è detto, invece, che sarà l’uomo a costruire il terzo Santuario. Maimonide sostiene che sarà proprio il Messia a edificarlo (Hilkhòt Melakhìm 11, 4) ed è per questo che il comando è stato dato al popolo ebraico.
In verità non c’è alcuna contraddizione tra le opinioni dei Maestri: il popolo costruirà parte del Santuario, secondo quanto gli è stato comandato, lasciando le parti superiori a D-o stesso, quale garanzia di eternità. L’opera dell’uomo e l’apporto Divino alla costruzione del Santuario si divideranno e si combineranno tra loro in vari modi, secondo l’opinione dei Maestri:
Il Messia in primo luogo costruirà per intero il Bet Hamiqdàsh, successivamente l’edificio spirituale, opera di D-o, discenderà nella struttura materiale.
Le dimensioni del terzo Santuario sono riportate nella profezia di Ezechiele (cap.40-44), ma molti dettagli sono poco chiari. Quando il Messia edificherà il terzo Santuario, tutti i particolari descritti da Ezechiele, che sono al di là della comprensione umana, saranno completati per opera Divina e discenderanno dai cieli.
Un’altra soluzione all’apparente contraddizione che si rileva tra le opinioni dei Maestri è suggerita dal Midràsh che insegna che le porte del Bet Hamikdàsh sono tuttora interrate nel Monte del Tempio. Quando il terzo Santuario discenderà dai cieli, esse si paleseranno reinstallandosi al loro posto con l’aiuto del Messia: poiché colui che fissa le porte è considerato dalla Halakhà come il costruttore dell’intero edificio, in questo modo il popolo ebraico adempirà al comando di costruire il Bet Hamikdàsh.